Caratteristiche del corso


In questo videocorso il GM Mogranzini attraverso l'analisi dettagliata delle partite del campione americano mette in risalto le sue migliori caratteristiche nel gioco strategico, in attacco, nel gioco posizionale, in contrattacco e nel finale di partita. 


"L'undicesimo campione del mondo Robert James Fischer è considerato da molti il più grande giocatore di scacchi di tutti i tempi. In verità lo è anche per me. Lo studio del libro 60 partite da ricordare di Bobby Fischer è stato uno dei passi fondamentali della mia carriera scacchistica, capire il suo gioco e le sue idee hanno migliorato il mio gioco in tutti i suoi aspetti. A lui e al suo repertorio di aperture mi sono ispirato per tantissimo tempo. 

Roberto Mogranzini"



Impara dai campioni vol.1
Bobby Fischer

Video Trailer



Bobby: il mito e il giocatore...


Robert James Fischer, detto Bobby, nasce il 9 marzo del 1943 a Chicago, figlio di Regina Wender e di Gerhardt Fischer, un biofisico tedesco. Trasferitosi a Brooklyn con la famiglia a soli sei anni, impara da autodidatta a giocare a scacchi, semplicemente leggendo le istruzioni di una scacchiera. A tredici anni diventa allievo di Jack Collins, che in passato aveva già insegnato a campioni come Robert Byrne e William Lombardy, e che per lui diventa una figura quasi paterna.  

Dopo avere abbandonato la Erasmus Hall High School, nel 1956 vince il campionato juniores nazionale, mentre due anni più tardi si aggiudica il campionato nazionale assoluto, qualificandosi, così, al torneo che gli permette di diventare "Grande Maestro".

Nel 1959, in occasione della sua partecipazione ai campionati americani, mostra alcuni aspetti di quel carattere eccentrico che lo renderà famoso: per esempio, pretende che gli abbinamenti vengano sorteggiati in pubblico, e chiede che sul palco sia presente, nel corso del torneo, il suo avvocato, per evitare qualsiasi tipo di irregolarità.Nel 1959 prende parte per la prima volta al campionato del mondo che si gioca in Jugoslavia, ma non riesce ad arrivare nemmeno sul podio; l'anno successivo vince un torneo argentino insieme con Boris Spasskij, mentre al torneo interzonale di Stoccolma, nel 1962, giunge primo con un vantaggio di 2.5 punti sul secondo.

Tra il 1962 e il 1967 si ritira quasi completamente dalle competizioni, rivelandosi riluttante ad andare oltre i confini nazionali per giocare.

Solo nella seconda metà degli anni Sessanta decide di ritornare sui propri passi, e partecipa, in Tunisia, al torneo di Sousse.

Al torneo dei candidati del 1970 che si svolge a Palma di Majorca ottiene risultati favorevoli strepitosi, comprese due vittorie per 6 a 0 contro Mark Tajmanov e contro Bent Larsen. Anche grazie a questi risultati, nel 1971 conquista la possibilità di sfidare il russo Boris Spasskij, campione del mondo in carica.

L'incontro tra Fischer e Spasskij, in periodo di Guerra Fredda, viene ribattezzato dalla stampa come la "sfida del secolo", e va in scena in Islanda, a Reykyavik, non senza colpi di scena, anche perché per molto tempo pare quasi certo che Fischer non abbia intenzione di presentarsi, anche a causa delle eccessive richieste avanzate agli organizzatori: secondo alcune fonti, una telefonata di Henry Kissinger e l'aumento del premio da 125mila a 250mila dollari contribuiscono a convincere Bobby Fischer e a fargli cambiare idea.

La prima partita si gioca sul filo della tensione, anche perché i precedenti sono tutti a favore di Spasskij, ma alla fine Fischer raggiunge il suo obiettivo, diventando il giocatore con il punteggio Elo più alto della storia (è il primo al mondo a riuscire a superare quota 2.700), mentre gli Stati Uniti considerano il suo successo anche una vittoria politica in un periodo in cui la Guerra Fredda è ancora viva.

Fischer, da quel momento in poi, diviene una celebrità anche per il grande pubblico, e riceve numerose proposte per diventare testimonial pubblicitario: la federazione scacchistica degli Usa, la United States Chess Federation, vede il numero dei suoi iscritti triplicare, secondo quello che viene definito come il "boom di Fischer".

Nel 1975 lo scacchista di Chicago viene chiamato a difendere il proprio titolo contro Anatolij Karpov, pur non avendo più giocato partite ufficiali dalla sfida contro Spasskij. La FIDE, cioè la Federazione Scacchistica Mondiale, non accetta - però - alcune delle condizioni imposte dall'americano, il quale, di conseguenza, sceglie di rinunciare al titolo: Karpov diventa campione del mondo per abbandono dello sfidante, mentre Fischer sparisce dalle scene rinunciando a giocare in pubblico per quasi due decenni.

Bobby Fischer torna sul "palcoscenico" solo all'inizio degli anni Novanta, per sfidare di nuovo Spasskij. L'incontro si svolge in Jugoslavia, non senza controversie (all'epoca il Paese è sottoposto a embargo dall'Organizzazione delle Nazioni Unite). Dopo aver vinto abbastanza agevolmente contro Spasskij, in quella che diventa la sua ultima partita ufficiale, Bobby sparisce di nuovo.

Negli ultimi anni della sua vita passa molto tempo a Budapest e in Giappone, per poi trasferirsi in Islanda.

Bobby Fischer muore a 64 anni a Reykjavik il 17 gennaio del 2008 dopo essere stato ricoverato in ospedale a causa di una insufficienza renale acuta.

Elenco delle lezioni

  Bobby in attacco
Disponibile in giorni
giorni Dopo l' iscrizione
  Lezione di strategia
Disponibile in giorni
giorni Dopo l' iscrizione
  Bobby in contrattacco
Disponibile in giorni
giorni Dopo l' iscrizione
  Come gestire l'iniziativa
Disponibile in giorni
giorni Dopo l' iscrizione
  Bobby in finale
Disponibile in giorni
giorni Dopo l' iscrizione

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